Non il calcietto italiano capace solo di sbraitare, non discipline assuefatte dal Dio denaro, ma giornate, centinaia di ore dedicate agli eventi più disparati e concentrati in pochi chilometri quadrati.
Da re del multitasking quale sono, anche solo la possibilità di sedermi davanti al Media Center Olimpico con migliaia di schermi che mandano qualsiasi feed (segnale televisivo) dai campi di gara sarebe motivo di profonda soddisfazione.
Il lato giornalistico della questione è solo parziale, nel senso che nelle città che hanno ospitato l'evento a cinque cerchi, in quelle poche settimane di gare, sembra di essere nella città in cui tutti vorrebbero vivere, città dalle mille lingue, in cui forse in nome di un'eccessiva sicurezza o dell'astratto concetto di "bella figura" non gira una mosca malintenzionata, dove si ride e si fa festa e anche coloro che non capiscono nulla della Stone, la magica pietra del Curlin, fanno finta di scopettare sul marciapiede per emulare campioni che fra due settimane non ricorderemo più.
Noi azzurri, noti per essere un popolo di caciaroni, vista la miseria di medaglie, se dobbiamo estrapolare un lato positivo a Vancouver, è proprio questo: lo spirito Olimpico capace di rendere tutti le piaghe di questo nostro mondo malato qualcosa di più che positivo.
Basta vedere questo tipo per capire di cosa sto parlando.

Noi ci rivediam0 domani con un post riassuntivo e poi lunedì per il mega pagellone dell' Olimpiade canadese.
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