Sala Ovale: Politiche 2013

4 marzo 2013

di Matteo Matzuzzi

Che il Movimento 5 stelle andasse bene e facesse boom, tutti – almeno un po' – ce lo aspettavamo.
Che diventasse il primo partito italiano, no.
Eppure le elezioni sono passate, e questo è il risultato che più impressiona: distrutto Bersani (ancora sotto comprensibile choc), ricacciato indietro Berlusconi (che comunque si salva in corner), cancellato Monti e i suoi compagni di strada stagionati.
Tirate le somme, si presenta un Parlamento ingovernabile. Maggioranza sicura alla Camera per il PD, maggioranza inesistente al Senato.
Povero Napolitano, chiamato in quel che resta del suo mandato a cercare di mettere su un governo che ora come ora appare impossibile da formare. Rebus alleanze, minacce e morti che parlano inondano i giornali. Ipotesi plausibili, assurde e fantascientifiche vengono avanzate da questo o quel politico di turno. Ma la verità è che, qualunque sarà la decisione del Quirinale, questa legislatura nasce già morta. Un accordo al Senato tra Grillo e il Pd durerebbe (nel caso che ovviamente fosse sottoscritto, e ad oggi appare impossibile) lo spazio di una stella cadente. Un'intesa contronatura tra bersaniani e berlusconiani sarebbe spazzata via alla prima legnata elettorale. Che fare, dunque? Nulla. Non resta che cambiare la legge elettorale (non c'è altra strada al doppio turno alla francese) e tornare tutti alle urne. A giugno o a settembre poco importa. Prima però si dovrà eleggere il Capo dello stato, mai come oggi compito delicato.
Il PD e i montiani hanno i numeri per fare da soli (e quindi per mandare Romano Prodi al Colle più alto), ma siamo sicuri che il segretario piacentino azzarderà la prova di forza? A chi converrebbe, date le situazioni? A nessuno, men che meno a lui, mai come in questo momento debole e fragile come un bicchiere di cristallo sul bordo del tavolo.

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