Ordinarie amministrative

15 giugno 2011

Il voto amministrativo di maggio si può definire, senza timore di esagerazioni o di smentite, uno tsunami. La batosta micidiale che il centrodestra ha preso da Nord a Sud (eccezion fatta per la Calabria) segnerà, con ogni probabilità, una svolta politica nel Paese. Perdere Milano è più di un segnale, anche perché il nuovo Sindaco non è un moderato esponente del Pd con spiccate doti bipartisan, bensì un esponente della sinistra ex bertinottiana. Il Pdl (e Berlusconi) dovrà interrogarsi a lungo e profondamente su quel che è stato. La campagna elettorale (pessima, come del resto ormai è prassi in Italia) ha visto un allucinante inasprimento dei toni, una gara a chi la faceva più fuori dal vaso. Tanto per capirci, andare al Palasharp e dire che "quelli di sinistra non si lavano" o che "Pisapia è un mezzo terrorista", indica uno scollamento sempre più profondo tra il cabarettismo di un partito sempre più dominato dal Santanché-style e le reali esigenze di un elettorato in ebollizione.

Le elezioni le ha perse Berlusconi. Le ha perse perché ormai è diventato una controfigura di Breznev, un elemento che potrebbe essere tranquillamente esposto al Museo delle Cere di Londra. Sembra imbalsamato, ripete quello e sempre quello. Un ritornello monotono e senza slanci che annoia, che è inconcludente. Affiggere (o far affiggere) manifesti contro i giudici (che pur non sono agnellini, sia chiaro) non porta un-voto-uno alla causa (già complicata in partenza) di Letizia Moratti. Anzi, ne fa perdere. Lo sapevano tutti, bastava che il Cavaliere (che è milanese) chiedesse in giro. E invece no, ha preferito circondarsi di Signor sì e di falsi amici, tutti intenti a dargli una rappresentazione della realtà falsa e falsata, rendendolo ridicolo perfino agli occhi dei suoi elettori più fedeli. E ha perso, e di brutto. Se vorrà mantenere in piedi il partito, se vorrà che dopo di lui ci sia comunque il Pdl (o come si chiamerà), deve svoltare. Deve cambiare, e farlo in fretta. Deve aprire le finestre e far entrare aria fresca, deve accettare le primarie a tutti i livelli. Deve far scegliere la base, riportando così un elettorato stanco e disilluso a credere in qualcosa. Non si può lasciare tutto nelle mani del binomio (osceno, parere personale) Verdini-La Russa. Altrimenti non si va da nessuna parte.

Ci vuole una pulizia completa, lui può ancora salvarsi. L'importante è che deleghi, alla base però. L'elettorato di centrodestra ha dimostrato di essere spesso (o quasi sempre) ben più maturo dei propri dirigenti. E allora stupisca, rovesci il tavolo, sparigli le carte: faccia reset dell'organigramma da Politburo sovietico e dia la parola alla propria base. Avrà delle sorprese. Non c'è alternativa, se non una resistenza patetica fine a se stessa.

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